Detto in termini semplici, qualunque iniziativa venduta dalle agenzie pubblicitarie è sempre stata qualcosa di creativo, di non scientifico e non misurabile. Nella pratica, si fanno spendere all’imprenditore grandi quantità di denaro spalmate su vari mezzi di comunicazione, dei quali però, non vengono mai tracciati i risultati. Questo perché – in primis – i pubblicitari italiani non hanno idea di come si faccia. In secondo luogo, perché l’advertising o la pubblicità per grandi aziende nasce come qualcosa di non tracciabile.
A questo punto l’imprenditore — che cerca soltanto di far funzionare al meglio la propria azienda — si fa imbambolare da un venditore di pubblicità, comincia a mettere soldi in queste iniziative tra il creativo e lo strampalato e, alla fine del mese, vede i soldi uscire ma non rientrare.
E per quei pochi dollarucci rientrati, non è possibile nemmeno sapere da quale iniziativa sono arrivati. Proprio perché nel mondo del marketing creativo tradizionale NULLA viene tracciato. E di conseguenza, le campagne non sono monitorabili e perfezionabili in alcun modo.
L’imprenditore italiano si sente dire che “Perché le nostre campagne funzionino ci vuole tempo, bisogna insistere” in modo che non stacchi il respiratore ai soldini che l’agenzia gli succhia regolarmente.
Qualcuno ci casca. Alcuni resistono per un po’. Molti altri staccano la spina e semplicemente interrompono il flusso di denaro in uscita.
Come potevi realmente appassionarti al marketing, quando il massimo che potevi fare — almeno nella tua testa — era comprare uno spazio su qualche quotidiano locale di serie B, pagare per comparire sul retro dei cartoni della pizza della pizzeria di quartiere, affiggere qualche cartellone sulle strade della città o per i più spregiudicati, qualche passaggio su radio, tv e sale del cinema locali?
Come potevi appassionarti, quando le grandi aziende — con i loro budget sterminati — presidiavano i media nazionali e la vera televisione, le vere radio nazionali e i veri quotidiani e settimanali con i loro spot di serie A che passavano di continuo davanti a milioni di persone?
Non aveva forse ragione il piccolo imprenditore e il piccolo professionista a sentirsi completamente alienato da un mondo come quello del marketing che faceva di tutto per apparirgli ostile, lontano, inaccessibile e riservato solo a quelli con un portafoglio già sconfinato?
In un clima del genere, fare marketing era quasi sconsigliato. Tenere un profilo basso era il modo per sopravvivere e portare a casa la pagnotta per sé e per i figli.